Il più antico documento riguardante Rozzano risale al 1010 e reca il nome di un antico feudatario, forse di origine longobarda, della nobile casata degli “Stampa”. Altri documenti del medesimo secolo legano alla famiglia Lanzone alcuni territori della “Cascina Scanasena”, mentre dal XIII secolo fanno la loro comparsa i “da Rozzano”, famiglia autorevole i cui membri risiedevano a Milano occupandovi posizioni di rilievo. Rozzano entrò nelle cronache medievali per una cruenta battaglia, svoltasi nelle campagne di Cassino Scanasio nell’ottobre del 1239, che vide prevalere le forze dei comuni lombardi su quelle imperiali di Federico II. Nel Medioevo, Rozzano e le località limitrofe dipendevano, per la loro vita pastorale e religiosa, dalla pieve di Locate, che aveva il suo centro a Pieve Emanuele. Successivamente i canonici operarono stabilmente nelle varie chiese sorte sul territorio; esse, tuttavia, acquisirono lo status di parrocchie autonome solo dopo il Concilio di Trento. A partire dal XVI secolo, la maggior parte dei documenti concernenti Rozzano è di natura ecclesiastica: il paese è infatti citato negli atti relativi alla richiesta di contributi a sostegno del primo seminario istituito a Milano, indirizzata da S. Carlo Borromeo al curato della chiesa di Rozzano. Compare poi ancora il nome del paese nelle carte che ci informano sulle visite pastorali alla pieve di Locate. I medesimi documenti offrono informazioni sulle caratteristiche delle chiese allora presenti sul territorio, sulle persone preposte alla loro cura, sui loro beni, sulla vita religiosa che vi si svolgeva, sulle località facenti capo ad esse, offrendo una vera e propria “fotografia” della situazione umana, territoriale, sociale ed economica di Rozzano e dei centri limitrofi: Rozzano contava 41 famiglie e 223 abitanti, altri 69 erano a Torriggio, 40 a Perseghetto, 64 a Gamberone, 32 a Ferrabò, 10 a Zavatera, 20 a Bissono. Unendo a questi gli abitanti di Cassino, si ottiene un totale di 636 abitanti. Il dominio spagnolo, con la sua opera di rifeudalizzazione, favorì la comparsa, nella storia del paese, di nuove famiglie ricche e potenti, come i Pirovano e i Della Croce. La dominazione austriaca rappresentò un deciso cambio di rotta, imprimendo vigore all’agricoltura e al commercio. Alla fine del secolo, scomparsi gli ultimi residui del feudalesimo, cominciò il lento percorso che avrebbe portato la proprietà dei terreni alla forma moderna. Nel 1760, sotto il governo dell’imperatrice Maria Teresa, venne ultimata la compilazione delle 2387 mappe comunali del celebre Catasto teresiano: la mappa di Rozzano presentava numerose vie d’acqua e diversi nuclei abitativi; i fondi erano distribuiti tra una decina di proprietari, tra cui spiccavano i marchesi Bosio, il marchese Abbate Colombo e la confraternita delle Suore di S. Valeria; il paesaggio agricolo era dominato dalle risaie, dall’arativo e dal prato da foraggio; veniva regolarmente praticata la rotazione agraria e sul territorio sorgevano le strutture necessarie per una prima trasformazione dei prodotti cerealicoli, come ad es. i mulini.
La storia del comune di Rozzano non presenta, nel periodo compreso tra la fine della dominazione austriaca e la prima metà del XX secolo, episodi di rilievo. In tale periodo il territorio conservò inalterata la propria vocazione agricola grazie all’esistenza di una rete di canali di irrigazione capillare ed efficiente. Fino alla fine degli anni Cinquanta l’incremento demografico fu minimo, tanto che, ancora nel 1955, Rozzano contava solo 3.170 abitanti, e l’attività industriale limitatissima: l’unico insediamento industriale era rappresentato dalla ditta Filature de Schappe,la cui attività cessò già nel 1953, mentre la maggior parte della forza lavoro restava impiegata nel settore primario. All’inizio degli anni Sessanta, la realizzazione di nuove abitazioni e l’installazione nel territorio di piccole industrie e officine artigianali determinano il raddoppio della popolazione. Tuttavia, è nel periodo successivo che si assistette al vero boom demografico: la realizzazione di grandi condomini e la costruzione del quartiere IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) favorì il continuo aumento della popolazione, che nel 1972 contava 34.457 abitanti, in larga misura immigrati. Parallelamente, si assistette ad una profonda trasformazione economica. Il settore agricolo subì un forte ridimensionamento, mentre l’espansione industriale fu notevolissima: a una prima fase caratterizzata dalla presenza di aziende di piccole dimensioni, per lo più chimiche ed elettromeccaniche, decentrate rispetto all’antico nucleo abitativo del comune (a Valleambrosia, Quinto de’ Stampi, Rozzano Nuovo), seguì un ulteriore periodo di sviluppo specie nel settore meccanico e in quello della carta, con nuove imprese che riempirono gli spazi agresti attorno a Valleambrosia e ad Est di Quinto de’ Stampi. Le profonde modificazioni che caratterizzarono il territorio nella seconda metà del secolo, hanno avuto ripercussioni notevoli anche dal punto di vista urbanistico: la forte immigrazione motivata dal boom economico ha richiesto l’edificazione di estesi quartieri, sorti all’esterno dell’originario nucleo abitativo. A queste zone di recente urbanizzazione, negli anni Settanta, si affiancò un vasto complesso industriale sorto a Ponte Sesto, mentre nel 1976, in un territorio in parte compreso nel comune di Rozzano, iniziò la realizzazione di Milanofiori, modernissimo centro per il terziario, decisamente all’avanguardia dal punto di vista architettonico. Nonostante la “rivoluzione” economica che lo ha interessato, Rozzano si è distinta positivamente da molti altri paesi dell’hinterland milanese: l’ampliamento del tessuto urbano è stato realizzato secondo linee di sviluppo coerenti che, grazie ad un’ attenta pianificazione, hanno permesso di conservare le caratteristiche ambientali e le tracce della storia del territorio. L’amministrazione ha inoltre operato una accurata bonifica del suolo, razionalizzando il vecchio sistema di canalizzazione e ponendo sotto tutela cascine e centri storici. Un felice esempio di tali interventi è stata la ristrutturazione, operata a partire dal 1982, della ex Cascina Zanoletti. Divenuta “Cascina Grande”, l’ampia struttura ospita attualmente alcuni servizi culturali del Comune: la biblioteca multimediale, quella dei ragazzi ed uno spazio espositivo. Nell’ultimo decennio la terziarizzazione delle attività produttive si è fatta più marcata. Contemporaneamente, è stata avviata una vasta azione di riqualificazione del tessuto urbano mediante piani di recupero, che è tuttora in corso.